lunedì 26 aprile 2010

IL GIORNO DEL GIUDIZIO


Tra i maestri della letteratura sarda, un posto di riguardo spetta al giurista nuorese Salvatore Satta, soprattutto per il suo romanzo, pubblicato postumo, “Il giorno del giudizio”.

Ciò che colpisce di questo libro è l’analisi cruda che l’autore traccia della civiltà sarda, ponendone in evidenza i limiti e le contraddizioni: dall’atavica attitudine alla divisione, alla predisposizione genetica ad essere dominati dallo straniero o dal continentale di turno, all’indifferenza di vivere “inquilini” nella propria terra.
Partendo così dall’analisi di una piccola realtà come Nuoro dei primi del Novecento, Satta traccia un quadro insieme d’amore e d’odio verso la propria città, caratterizzando i personaggi che animavano quei palazzi decadenti e le vie tenute deliberatamente buie.
Egli critica una classe amministrativa incapace, un clero aggrappato ai propri privilegi, un’oligarchia economica collusa con il potere politico, una popolazione ignara di possedere diritti: tutto ciò contribuisce a rendere quest’opera letteraria tremendamente attuale, riportando fedelmente il clima dei nostri tempi, come se un secolo fosse trascorso invano, inossidabile come i massi immobili dei nuraghi o le radici delle querce o come l’incessante urlo del maestrale tra il leccio e l’infinito. E noi sardi ci chiediamo: quanti secoli ancora dovranno trascorrere prima di riappropriarci finalmente della nostra martoriata terra?

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