giovedì 29 luglio 2010

Parrebbe una cosa ovvia e scontata che un parlamentare, piuttosto che un alto dirigente dello Stato, non possano continuare a svolgere le loro funzioni pubbliche nel caso fossero implicati in qualche scandalo che metta in dubbio la propria moralità.

In Italia, purtroppo, da sempre le cose non vanno così. Parrebbe normale, in qualsiasi Paese civile, che un esecutivo che tradisca le aspettative degli elettori commettendo gravi irregolarità sul piano morale, si dimetta al fine di rispettare il patto democratico stipulato con gli italiani.
Parrebbe naturale che alla sola ipotesi di un’organizzazione settaria destabilizzante e parallela allo Stato quale la P3, i suoi membri si auto sospendessero dagli importanti incarichi pubblici, ponendosi così nella condizione di essere giudicati. Parrebbe altresì rispettoso per gli italiani, che l’apparato di governo, prendendo atto di tutto ciò, sospendesse senza esitazioni quei traditori dello Stato.
Parrebbe un fatto logico che l’Italia ponesse al bando definitivamente il sistema degli appalti truccati e l’ignobile tratta dei lavoratori precari, così come lo squallido ed ipocrita sistema dei concorsi preassegnati e della raccomandazione. Parrebbe corretto abolire i privilegi di cui in questo Paese godono in misura spropositata gli editori, i notai, i giudici, i politici, i sindacalisti, gli alti prelati. Parrebbe liberatorio che la smettessimo di essere scherniti a livello siderale, per la classe politica più truffaldina e per il primato mondiale delle auto blu.

lunedì 26 luglio 2010

DEDICATO ALL'ITALIA

Dedicato a tutti gli italiani che credevano nell’Italia una, unica e indivisibile. Dedicato a tutti quegli italiani che s’illudevano che la politica fosse una cosa seria e operante per il bene collettivo. Dedicato a tutti i lavoratori che ancora credono nei loro diritti, nella carta costituzionale e nel relativo statuto del 1970. Dedicato a tutti i poveri italiani che ingenuamente credono nel primato dell’onestà sul malaffare, al trionfo della giustizia sugli affari illeciti, alla lotta dello Stato sulle mafie e sui poteri occulti.

Dedicato a tutti quegli italiani ingenui che ricordano con emozione l’Italia colta e gentile che non c’è più, quella di De Gasperi e di Fermi, quella di Matteotti e di Falcone, quella di Montanelli e di Pasolini. Dedicato al misero silenzio che avvolge le nostre anime orfane di verità. Dedicato all’antico concetto ormai scordato di Patria, dedicato all’eroismo delle vittime delle stragi di Stato, impunibili e impunite. Dedicato a quello sparuto gruppetto d’italiani che ancora non seguono lo squallido esempio dei loro governanti. Dedicato ai sacrifici quotidiani di milioni di nuovi poveri colpevolmente abbandonati a se stessi dalle cosiddette ”istituzioni civili”.
Dedicato, soprattutto, alle migliaia di volontari sociali che, in silenzio, sopperiscono alla criminale assenza dello Stato nel sostenere la nuova povertà, figlia della crisi creata dalle lobby finanziarie. Dedicato alla speranza che una nuova Italia possa presto prendere corpo dalle ceneri di tanta devastazione.

martedì 20 luglio 2010

LE DUE SARDEGNE

Indiscutibilmente ci sono due Italie: quella ricca e produttiva del Nord, e quella del Sud, depressa e svenduta alle mafie. La nostra isola fa comunella con questa seconda Italia, vantando il record europeo di disoccupazione e con un gotha politico nominato dall’Italia del Nord impegnato esclusivamente a terminare di rosicchiare la cotenna del maiale.
Ma la stessa Sardegna è ulteriormente divisa in due: c’è la Sardegna del Sud, a cui afferiscono i finanziamenti per lo sviluppo, e quella depressa del Nord, a cui non arrivano più nemmeno le briciole. E’ significativo viaggiare in auto da Cagliari a Sassari, lungo la Strada Statale 131, per rendersi conto della palese differenza tra le due Sardegne.
Da Cagliari fino ad Oristano pare di percorrere un’autostrada, con guardrail centrale, corsia d’emergenza, asfalto liscio come il culetto d’un bimbo. La situazione cambia radicalmente sopra Abbasanta, con enormi cumuli di mondezza nelle poche aree di sosta, con due corsie talmente strette da rendere rischioso persino un banale sorpasso, e con i famigerati incroci a raso. La nuova strada Sassari-Olbia, invece, non si farà mai. Le industrie del Nord dell’isola chiudono, mentre i lavoratori della chimica protestano occupando l’isoletta che dovrebbe essere un gioiello turistico ed invece è solo un ammasso di zecche e di capre. Lo Sport professionistico chiude per mancanza di fondi, il flusso aereo turistico pure, mentre la Sanità sassarese crepa sotto il peso dei debiti e delle croniche incapacità dei suoi amministratori.

martedì 13 luglio 2010

AVVELENAMENTO DA DEMOCRAZIA

Il re del Ponto, Mitridate, è passato alla storia per essere riuscito ad assuefarsi ad ogni sorta di veleno, ingerendone una dose crescente fino ad immunizzare il proprio organismo. Tutti noi italiani, in fin dei conti, ci stiamo pian piano assuefando ad ogni sorta di schifezza, un po’ come fu per l’antico sovrano. La televisione e la stampa di regime selezionano attentamente per noi ciò che possiamo e non possiamo vedere, i reality televisivi bacano i nostri cervelli fino a dargli la fattezza d’un mallo di noce, le balle dei governanti ci rimbalzano addosso senza più il filtro della ragione. Il mondo corre veloce verso il trionfo della stupidità senza che nessuno abbia la forza di fermare l’ecatombe delle menti pensanti, l’eccidio dell’intellighenzia, l’imbarazzante annientamento d’ogni forma di pensiero differente da quella della classe dominante.

Il concetto stesso di democrazia è quotidianamente svilito dalla feroce lotta per la conquista o per il mantenimento del potere da parte di un gruppo, definito maggioranza, nei confronti di un altro, chiamato minoranza. Lo scopo della democrazia non è più quello di rappresentare il popolo, bensì quello di aggrapparsi al potere per mantenere privilegi ed immunità particolari.
Giorno dopo giorno noialtri assistiamo passivamente alla morte della democrazia perché, come Mitridate, ci siamo immunizzati alla sua degenerazione, e come stupidi soldatini rispondiamo “Signorsì, signore” agli ordini urlati del minuscolo caporale travestito da generale.