lunedì 28 giugno 2010

Si è concluso anche il referendum farsa indetto dalla Fiat per legittimare la morte dei diritti dei lavoratori. Ha dell’incredibile come l’illegittimità, stia rapidamente impossessandosi delle istituzioni pubbliche, con il tacito avvallo di tutti noi. In un solo giorno sono stati stracciati, contemporaneamente, il dettato costituzionale in tema di diritti del lavoro, le norme dell’Unione Europea e, non per ultimo, lo statuto dei lavoratori del 1970. La cosa pazzesca è che a rendere possibile quest’immondizia terzomondista, è stata proprio l’industria automobilistica che, più di tutte in Italia nel corso di oltre un secolo, ha attinto a piene mani al capitale pubblico, per poi presentare agli attoniti creditori una perdita stratosferica.

Si sta, in fin dei conti, ripresentando la barzelletta del fallimento dell’Alitalia, andato in onda qualche tempo fa, che è costato a noi poveri contribuenti italiani un ulteriore aggravio del carico fiscale, e che ora ci vede abbondantemente primeggiare in Europa tra i tartassati.
Già tutti noi abbiamo la mente preparata al prossimo referendum: preferisci pagare l’Ici o perdere la proprietà della tua casa? Oppure: “Sei disposto a congelare il tuo conto corrente per impedire il fallimento della banca d’Italia?” Nessuno sa che cosa ci riserverà il futuro sul versante del lavoro, ma è certo che le premesse sono senz’altro suggestive, in linea con l’italica propensione alla creatività, che mai ha fatto difetto alla nostra eccentrica classe politica. Per cui, Fiat voluntas tua.

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