venerdì 28 maggio 2010

Libertà di stampa? No, grazie

Approfitterò di quest’ultima finestra di libertà prima che la legge-bavaglio sulla stampa releghi il nostro Paese alle spalle del Burkina Faso e della Somalia. Se oggi dovessi avere l’ultima occasione per esprimere liberamente il mio pensiero, la spenderei per lanciare un appello accorato agli italiani, affinché reagiscano agli evidenti soprusi che si stanno compiendo ai loro danni. Non è bastata la sfavorevole congiuntura economica, che pure ha allargato la forbice tra i ricchi e i poveri, a creare coesione e solidarietà tra il Paese reale (quello dei precari, cassintegrati, disoccupati, evasori, pensionati alla fame) e quello delle favole (politici, calciatori, veline, banchieri, palazzinari). Non basteranno altre dieci manovrine correttive a colmare il divario secolare tra il ricco Nord ed il poverissimo Sud, deliberatamente lasciato in mano alle mafie ed alla collusione tra il potere statale e la delinquenza. Alle televisioni di regime va in onda di continuo la propaganda, abilmente camuffata da informazione, mentre è taciuta la reale disperazione di migliaia di persone reali che affollano i centri d’assistenza alla povertà, per ricevere qualcosa di cui nutrirsi. Perché l’eccellenza, in questo Paese, non è più rappresentata dalla ricerca scientifica, né dalla media piccola e media industria, ma piuttosto dall’incredibile rete di solidarietà su base volontaria, costituita dai tanti angeli anonimi che, quotidianamente, operano i veri miracoli, nel silenzio colpevole dei media e della politica.

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