mercoledì 12 maggio 2010

POLITICI ITALICI

Il tempo è la variabile con la quale ognuno di noi deve fare quotidianamente i conti.

Persino i politici. Quando un senatore oppure un assessore s’insediano nei rispettivi seggioloni, subentra in loro l’inguaribile smania di rimanervi per l’eternità. Molti tra loro sono poi sostenuti dalla convinzione di possedere una natura divina, sforzandosi con ogni mezzo di realizzare l’ubiquità sia in televisione, che nelle votazioni parlamentari.
Quasi nessuno tra loro desidera realizzare il bene pubblico: preferiscono gli interessi privati.
In Italia la razza dell’uomo politico (sono, infatti, molto rare le donne), si è evoluta generando una nuova specie, resistente ai magistrati ed alla legge, immune persino agli avvisi di garanzia. Quando un membro di questa nuova specie decide di comportarsi in maniera onesta ed in linea con il mandato elettorale, è immediatamente cacciato via dagli stessi.
Si tratta, invero, d’un parassita, che s’attacca voracemente al corpo d’ogni singolo cittadino, sottraendogli il nutrimento in maniera subdola, spesso sfoggiando un rassicurante sorriso. L’ipocrisia e la falsità, unitamente all’attitudine a generare miseria e sperequazione sociale, sono le armi segrete d’ogni buon politico. Sono esseri che amano vivere in branco, autoriproducendosi talvolta, oppure generando un numero maggiore di membri sempre più famelici.
Rimane ancora un mistero di come, a differenza d’ogni specie nota di politico europeo, quello italico sia dotato della naturale propensione a scansare le dimissioni.

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