venerdì 28 maggio 2010
Libertà di stampa? No, grazie
Approfitterò di quest’ultima finestra di libertà prima che la legge-bavaglio sulla stampa releghi il nostro Paese alle spalle del Burkina Faso e della Somalia. Se oggi dovessi avere l’ultima occasione per esprimere liberamente il mio pensiero, la spenderei per lanciare un appello accorato agli italiani, affinché reagiscano agli evidenti soprusi che si stanno compiendo ai loro danni. Non è bastata la sfavorevole congiuntura economica, che pure ha allargato la forbice tra i ricchi e i poveri, a creare coesione e solidarietà tra il Paese reale (quello dei precari, cassintegrati, disoccupati, evasori, pensionati alla fame) e quello delle favole (politici, calciatori, veline, banchieri, palazzinari). Non basteranno altre dieci manovrine correttive a colmare il divario secolare tra il ricco Nord ed il poverissimo Sud, deliberatamente lasciato in mano alle mafie ed alla collusione tra il potere statale e la delinquenza. Alle televisioni di regime va in onda di continuo la propaganda, abilmente camuffata da informazione, mentre è taciuta la reale disperazione di migliaia di persone reali che affollano i centri d’assistenza alla povertà, per ricevere qualcosa di cui nutrirsi. Perché l’eccellenza, in questo Paese, non è più rappresentata dalla ricerca scientifica, né dalla media piccola e media industria, ma piuttosto dall’incredibile rete di solidarietà su base volontaria, costituita dai tanti angeli anonimi che, quotidianamente, operano i veri miracoli, nel silenzio colpevole dei media e della politica.
lunedì 17 maggio 2010
CHI HA RUBATO IL LECCA LECCA ?
Ed ora che, per non fallire, il nostro fu “Belpaese” dovrà sganciare venticinque miliardi d’euro, dove pensate che preleverà questa montagna di denaro? Le prime indiscrezioni parlano di ridurre le pensioni d’anzianità e gli stipendi dei dipendenti pubblici. Eh già, si tratta della soluzione più banale. Come se, dovendo sottrarre un leccalecca all’interno d’un asilo, scegliessi un bambino piuttosto che la maestra. La logica perversa della politica, nella nostra nazione, è di una semplicità sconcertante, che rasenta la stupidità. Il costo sociale per mantenere un carrozzone costosissimo carico di politici da strapazzo, che tra l’altro utilizza i fondi degli elettori al solo fine d’automantenersi, è diventato insostenibile, tantopiù se questo pubblico denaro è sprecato per trovare soluzioni ovvie, oppure per truffare il solito popolo bue. Nessuno di questi signori ha un reale interesse a mettere mano alla voragine dell’evasione fiscale, che da sola trasformerebbe un Paese allo sfascio in una nuova Svizzera. Nessuno di loro ha la volontà di combattere le cento, mille mafie che infestano fin nella radice quest’Italia, che vive ancora di ricordi e d’opposte fazioni, ancorata ad un Medioevo culturale che tarda a morire. Ed allora non indigniamoci per il fastidioso record mondiale d’auto blu, né per quello del debito pubblico, né per quello della lentezza processuale, né per le trecentomila leggi e leggine che ingessano l’intero sistema. E pensare che, per cambiarlo, basterebbe essere meno tifosi ed un po’ più cittadini.
mercoledì 12 maggio 2010
POLITICI ITALICI
Il tempo è la variabile con la quale ognuno di noi deve fare quotidianamente i conti.
Persino i politici. Quando un senatore oppure un assessore s’insediano nei rispettivi seggioloni, subentra in loro l’inguaribile smania di rimanervi per l’eternità. Molti tra loro sono poi sostenuti dalla convinzione di possedere una natura divina, sforzandosi con ogni mezzo di realizzare l’ubiquità sia in televisione, che nelle votazioni parlamentari.
Quasi nessuno tra loro desidera realizzare il bene pubblico: preferiscono gli interessi privati.
In Italia la razza dell’uomo politico (sono, infatti, molto rare le donne), si è evoluta generando una nuova specie, resistente ai magistrati ed alla legge, immune persino agli avvisi di garanzia. Quando un membro di questa nuova specie decide di comportarsi in maniera onesta ed in linea con il mandato elettorale, è immediatamente cacciato via dagli stessi.
Si tratta, invero, d’un parassita, che s’attacca voracemente al corpo d’ogni singolo cittadino, sottraendogli il nutrimento in maniera subdola, spesso sfoggiando un rassicurante sorriso. L’ipocrisia e la falsità, unitamente all’attitudine a generare miseria e sperequazione sociale, sono le armi segrete d’ogni buon politico. Sono esseri che amano vivere in branco, autoriproducendosi talvolta, oppure generando un numero maggiore di membri sempre più famelici.
Rimane ancora un mistero di come, a differenza d’ogni specie nota di politico europeo, quello italico sia dotato della naturale propensione a scansare le dimissioni.
Persino i politici. Quando un senatore oppure un assessore s’insediano nei rispettivi seggioloni, subentra in loro l’inguaribile smania di rimanervi per l’eternità. Molti tra loro sono poi sostenuti dalla convinzione di possedere una natura divina, sforzandosi con ogni mezzo di realizzare l’ubiquità sia in televisione, che nelle votazioni parlamentari.
Quasi nessuno tra loro desidera realizzare il bene pubblico: preferiscono gli interessi privati.
In Italia la razza dell’uomo politico (sono, infatti, molto rare le donne), si è evoluta generando una nuova specie, resistente ai magistrati ed alla legge, immune persino agli avvisi di garanzia. Quando un membro di questa nuova specie decide di comportarsi in maniera onesta ed in linea con il mandato elettorale, è immediatamente cacciato via dagli stessi.
Si tratta, invero, d’un parassita, che s’attacca voracemente al corpo d’ogni singolo cittadino, sottraendogli il nutrimento in maniera subdola, spesso sfoggiando un rassicurante sorriso. L’ipocrisia e la falsità, unitamente all’attitudine a generare miseria e sperequazione sociale, sono le armi segrete d’ogni buon politico. Sono esseri che amano vivere in branco, autoriproducendosi talvolta, oppure generando un numero maggiore di membri sempre più famelici.
Rimane ancora un mistero di come, a differenza d’ogni specie nota di politico europeo, quello italico sia dotato della naturale propensione a scansare le dimissioni.
domenica 2 maggio 2010
BONDI: UN MINISTRO CHE, IN FONDO, HA UN SUO PERCHE'
Dalla sua istituzione avvenuta nel 1974, al Ministero dei Beni Culturali si sono avvicendati fior di politici, tra i quali Spadolini ed Andreotti, con la responsabilità di gestire il più ingente patrimonio artistico del mondo. Oggi alla sua guida c’è l’ex comunista Sandro Bondi che, dopo il più classico dei salti della quaglia, approdò nel 1994 alla corte di re Silvio da Arcore. A dire il vero, nei suoi trascorsi politici, gli ex compagni gli avevano affibbiato il non troppo generoso nomignolo di “ravanello”, ad indicare la sua propensione ad essere interiormente qualcosa di diverso rispetto alla propria apparenza esteriore. Oggi possiamo apprezzare la lirica asciutta del Bondi poeta nelle numerose opere reperibili nel web, in cui loda pubblicamente la famiglia del Premier. Alla compianta madre del Caro Leader, Rosa Bossi (come può essere beffardo il destino in tema di cognomi), dedica una rima addirittura blasfema, definendola “madre di Dio”. Per Veronica Lario azzarda una futuristica “intrepida solitudine”, mentre per il suo amato Silvio erompe con nove rime libere, definendolo “vita vitale” e “vita splendente”. Qualche “frescone” si internet, ironizzando sul suo particolare stile, ha inventato il “Bondolizer”, un generatore automatico di nuove poesie Bondiane, che vi consiglio di provare al seguente link ( http://gamberorotto.com/miscellanea/sandro-bondi-il-generatore-di-poesie/#Bondolizer ). In definitiva si tratta di un “dotto letterato” prestato alla politica, con un unico grande amore nella sua vita: il suo Silvio, che in un’intervista del 2003 descrive come “un uomo candido e puro, che non interviene mai per censurare o per epurare i programmi televisivi faziosi”. Peccato che appena qualche mese prima, con il ben noto “editto bulgaro”, avesse invece cacciato con un colpo solo dalla Rai, Biagi, Santoro e Luttazzi.
UNA SELEZIONE DI POESIE
A VERONICA LARIO IN BERLUSCONI
Bellezza del soccorso
sensuale ironia
vigore dell’amore
intrepida solitudine
A ROSA BOSSI IN BERLUSCONI
Mani dello spirito
Anima trasfusa.
Abbraccio d’amore
Madre di Dio
A SILVIO
Vita assaporata
Vita preceduta
Vita inseguita
Vita amata
Vita vitale
Vita ritrovata
Vita splendente
Vita disgelata
Vita nova
UNA SELEZIONE DI POESIE
A VERONICA LARIO IN BERLUSCONI
Bellezza del soccorso
sensuale ironia
vigore dell’amore
intrepida solitudine
A ROSA BOSSI IN BERLUSCONI
Mani dello spirito
Anima trasfusa.
Abbraccio d’amore
Madre di Dio
A SILVIO
Vita assaporata
Vita preceduta
Vita inseguita
Vita amata
Vita vitale
Vita ritrovata
Vita splendente
Vita disgelata
Vita nova
sabato 1 maggio 2010
LA VERA STORIA DELL'UNITA' D'ITALIA
In nemmeno 14 minuti un grande storico, Arrigo Petacco, parla dell'origine del nostro Paese in maniera semplice e discorsiva, spiegandoci così le tante, troppe diversità tra Nord e Sud, la propensione del popolo italico ad essere non governato ma dominato, e di come la Storia venga sempre scritta e riscritta ad uso e consumo di una lobby dominante e mai per il popolo.
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