venerdì 13 maggio 2011

Caro ....traghetto

Siamo alle solite. Un altro pesantissimo cartello, cioè un accordo vietato dalle vigenti norme antitrust, quello attuato dalle società di navigazione, penalizzerà la Sardegna ed i sardi, con gravi conseguenze per il turismo, una delle principali voci attive del bilancio d’una Regione di per sé povera, anzi poverissima. E dire che per degli isolani la gestione del trasporto marittimo dovrebbe essere, oltre che un’attitudine, un’assoluta priorità. Ma così non è, da millenni, dopo che i gloriosi Shardana levarono le ancore verso il popolo dei faraoni a conquistarsi la gloria, lasciando in eredità alla povera Sardegna solamente frotte di avidi colonizzatori, che devastarono, sterminarono, arsero, distrussero la memoria d’un popolo una volta fiero ed orgoglioso ed oggi invece avvilito dall’inerzia d’una classe politica imbelle, che rappresenta meravigliosamente, con la propria inadeguatezza, il senso d’una estinzione annunciata.

Purtroppo l’esiguità numerica dei sardi, unita alla loro storica disunione ed associata al crescente livello di scoraggiamento collettivo, stanno conducendo un popolo intero verso un fatale declino, verso l’umiliazione e la fine, senza alcuna reazione, senza neppure mostrare un anelito di resistenza.
E’ triste per un sardo morire lentamente, agonizzare assieme ai patriotici fratelli martiri della Vinyls, costretti ad un esilio volontario nell’isola carcere, per chiedere giustizia e solidarietà per un lavoro che non c’è più, per ricevere ascolto e interessamento verso una causa che pare non interessare nessuno. Riecheggiano così inascoltati i lamenti di Gavino e Bachisio tra le valli giallo verde di Cala Reale, mentre la voce roca del maestrale s’inghiotte per sempre la loro immensa solitudine.
Perché il nuovo colonialismo è già tra di noi e ci invade quotidianamente con le angherie e i soprusi cortesi che nessun orecchio attento può intendere e nessuno sguardo vuole vedere. E’ fatto di portavoce ministeriali che parlano un linguaggio suadente, senza raddoppiare le consonanti né terminare le parole con le U, senza accenti sdruccioli né latinismi biascicati.

Il nuovo colonialismo sa parlare l’inglese ed il russo, il cinese e l’arabo e nessuno tra il popolo sardo lo può comprendere e quindi avversare.
Le multinazionali viscidamente s’insinuano nei poderi e negli stazzi modificando geneticamente vacche e mais, frullando cromosomi ed angurie a creare il nuovo veleno che ha le sembianze rassicuranti della nepente, attirando a sé con il miraggio del benessere che porterà solo nei caveau di qualche ricca banca svizzera. E così velocemente come arrivano, altrettanto rapidamente se ne vanno via, ammorbando il mare di Orimulsion e le campagne d’uranio impoverito.
Cos’altro ancora, tutti noi sardi, dovremo subire prima di levarci dagli occhi le quattro bende del profetico vessillo, per ritornare finalmente ad impossessarci della nostra isola, della nostra dignità e del nostro futuro?

Nessun commento: